La sostenibilità agroalimentare, oggi, attira moltissime attenzioni. Le motivazioni sono molteplici e le analizzeremo insieme in questo post. Ciò che intendo evidenziare, però, è la necessità di parlarne consapevolmente. Stiamo, infatti, vivendo un momento fondamentale in cui o si agisce consapevolmente nel settore oppure si perde un’opportunità enorme. Ma andiamo per gradi.
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Cos’è la sostenibilità agroalimentare
Inutile girarci troppo attorno: la sostenibilità agroalimentare è una priorità e i dati continuano a confermarlo. A livello globale, infatti, il settore contribuisce per il 27% alle emissioni di gas serra e al 70% del consumo d’acqua. Nel nostro Paese, invece, l’impatto si aggira attorno al 7% delle emissioni di gas serra nazionali generate.
La definizione di sostenibilità fornita dall’Enciclopedia Treccani è la seguente:
Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.
Una definizione affascinante che supera moltissimi “discorsi” che spesso si fanno sulla sostenibilità e che ci porta all’individuazione delle tre colonne portanti della stessa: sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Nel settore agroalimentare le tematiche, dunque, sono molteplici: redditi agricoli, lavoro e caporalato, tutela dell’ambiente e della biodiversità.
L’agenda 2030
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. E’ stata sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi ONU. Si caratterizza per la presenza di 17 Sustainable Development Goals (Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile) e 169 traguardi. Per quanto concerne, specificamente, il settore agroalimentare, l’obiettivo due mira a porre fine alla fame, raggiungere una più alta sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile.
Farm to Fork
La strategia Farm To Fork rende più che palese un concetto: il futuro è sostenibile. Sostenibilità ambientale, economica e sociale. I tre pilastri, già presenti a Johannesburg nel 2002, durante il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, riecheggiano oggi in quello che viene definito come il Green Deal europeo.
Sostenibilità e competitività, quindi, con l’agroalimentare come elemento centrale anche del piano di ripresa dell’economia europea.
La strategia Farm to Fork ha, quindi, lo scopo di garantire una transizione più veloce e diretta verso un sistema sostenibile. Ma quali sono le caratteristiche di un sistema sostenibile? Secondo la Commissione esse possono essere così riassunte:
- avere un impatto ambientale positivo o neutrale;
- aiutare a mitigare gli effetti del cambiamento climatico o, comunque, adattarsi agli stessi;
- invertire la tendenza alla riduzione della biodiversità;
- assicurare la sicurezza alimentare, la nutrizione e la salute pubblica assicurandosi che tutti abbiano accesso ad una fonte di cibo sufficiente, sicura, nutriente, sostenibile;
- preservare l’accessibilità del cibo generando però un ritorno economico più equo.
P.A.C. e sostenibiltà
La Politica Agricola Comune (P.A.C.) è stata varata nel 1962 e mira a creare un rapporto più stretto tra agricoltura e società in ottica di sostenibilità agroalimentare. Si tratta di una politica UE, gestita e finanziata con risorse del bilancio UE. Tra gli scopi della PAC vi rientrano:
- sostenere gli agricoltori e migliorare la produttività agricola, garantendo un approvvigionamento stabile di alimenti a prezzi accessibili
- tutelare gli agricoltori dell’Unione europea affinché possano avere un tenore di vita ragionevole
- aiutare ad affrontare i cambiamenti climatici e la gestione sostenibile delle risorse naturali
- preservare le zone e i paesaggi rurali in tutta l’UE
- mantenere in vita l’economia rurale promuovendo l’occupazione nel settore agricolo, nelle industrie agroalimentari e nei settori associati.
La PAC è una politica comune a tutti i paesi dell’Unione europea, gestita e finanziata a livello europeo con risorse del bilancio dell’UE.
PNRR
Anche il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dedica specifici riferimenti alla sostenibilità. In particolare, le risorse previste ammontano a circa 5,27 miliardi di Euro di cui ben 2,8 dedicati allo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile.
Sostenibilità agroalimentare: ora o mai più
I programmi, sia nazionali che internazionali, dunque sembrano puntare tutti in un’unica direzione: sostenibilità agroalimentare. Ciò posto, però, al netto delle discussioni sulla coerenza, ad esempio, tra il programma Farm to Fork e la P.A.C., pare opportuno evidenziare una questione spesso poco trattata: l’approccio.
Avvicinarsi all’ambito “sostenibilità”, infatti, non è operazione neutra nei confronti dell’azienda e, meglio, del sistema. Una singola azienda che adotta pratiche sostenibili, da sola, può ben poco. Per poter essere davvero incisivi – evitando pratiche di greenwashing – occorre che il cambiamento investi tutte le aziende della filiera, le amministrazioni locali, i centri di ricerca e le Università (specie se impegnati nel settore agritech), i professionisti.
La trasformazione e la conversione di un’impresa, inoltre, richiedono particolare cura e attenzione ai dettagli perché il tutto non si trasformi in un costo insostenibile e, anche in questo caso, la metodologia è la vera chiave del successo.