La protesta dei pastori sardi affonda le proprie radici in motivazioni ben chiare.
Pastori sardi: perché protestano?
Questi, infatti, richiedono un prezzo equo del latte ovicaprino che, al momento, viene pagata meno di 60 centesimi dai consorzi di lavorazione industriale.
La protesta avanza da molto tempo
Si tratta di una protesta cominciata già da molti anni. I pastori sardi, infatti, da molto tempo lamentano condizioni di lavoro insostenibili dal punto di vista economico legate, appunto, al prezzo del proprio prodotto, reputato insufficiente anche per coprire le spese vive di produzione. Il risultato potrebbe essere la chiusura delle 12.000 aziende isolane operanti nel settore.
Gli allevamenti sardi ospitano il 40% delle pecore allevate in Italia, per una produzione di latte di circa 3 milioni di quintali, destinati principalmente alla trasformazione in Pecorino romano (DOP).
La commercializzazione del Pecorino romano

Il problema sta proprio in questo. La produzione di latte dipende interamente dalla trasformazione dello stesso in Pecorino romano. Le vendite di questo prodotto, però, sono drasticamente calate negli ultimi anni portando lo stesso da un prezzo di vendita di € 7,5 al chilo a € 5,4. I pastori, dunque, hanno subito un dimezzamento dei propri introiti. Per fare un chilo di pecorino servono sei litri di latte di pecora, che in passato è stato retribuito anche 1,20 €/l. Prezzo della materia prima, però, lo scorso anno è sceso a 85 centesimi e ora è arrivato a 60 cent.
Le quote di produzione
La soluzione individuata per salvaguardare i produttori pare non funzionare. E’ stato, infatti, deciso di stabilire annualmente delle quote di produzione al fine di salvaguardare tutta la filiera. Le sanzioni, però, sono basse e, stando a quanto denunciato dai pastori, le violazioni sono continue.
Le richieste dei pastori sardi
I pastori, dunque, chiedono l’innalzamento del prezzo di un litro di latte ad almeno un euro più I.V.A., ancorando il costo al prezzo del pecorino, con una “soglia minima di tutela”, al momento individuata in 70 centesimi al litro e con rivalutazione annuale in base all’andamento del mercato.
Intanto in Sardegna, il prossimo 24 febbraio, si terranno le elezioni regionali. La minaccia dei pastori è quella di bloccare anche le votazioni. La Regione, infatti, viene additata quale maggiore responsabile della situazione attuale delle aziende del settore.