Chiarire la differenza tra food security e food safety è essenziale. Senza, infatti, non è possibile parlare correttamente di diritto alimentare. E’ una di quelle nozioni che i libri riportano alle prime pagine. Meglio conoscerla prima di parlare d’altro.
Peraltro si tratta di un concetto del quale mi sono ritrovato a parlare spessissimo. In una particolare occasione, presso il Politecnico di Bari, durante un convegno sull’innovazione nelle filiere agroalimentari, ho cercato di individuare la centralità del tema “sicurezza alimentare” associato a quello della sostenibilità. In breve ho parlato di “Agrifood supply chains in balance among tradition and innovation. A wide-ranging role for scientific research and new technologies” partendo dal caso delle orecchiette di Bari vecchia.
La differenza
Ritornando a food security e food safety. Si tratta di due concetti tra loro complementari ma che si caratterizzano in maniera differente:
- uno indica la sicurezza economico-sociale di disponibilità di approvvigionamenti alimentari;
- l’altro indica la sicurezza igienico-sanitaria degli stessi.
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Chiarire questa differenza è necessario perché il diritto alimentare, specie in ambito europeo, evolve attorno al concetto di food safety. La capacità di questa di permeare diversi settori del mondo dell’alimentazione come sicurezza informativa, nutrizionale e tossicologica è tornata spesso utile al legislatore nella sua attività normativa.
Basti pensare all’impegno di Fao e Oms. Era il 1963 quando le due organizzazioni hanno emanato il c.d. Codex Alimentarius con lo specifico scopo di individuare linee guida comuni. In Europa, la sicurezza alimentare è diventata centrale solo più di recente, come risposta al diffondersi dell’encefalopatia spongiforme bovina (BSE, anche nota come mucca pazza).
Due concetti complementari
Nel settore agro-alimentare la parola «sicurezza» è, quindi, riconducibile a due distinti – ma complementari – concetti fondamentali.
Food safety
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Il primo – la food safety – riguarda gli aspetti legati alla sicurezza intesa come igiene e salubrità di un alimento. Si tratta, in sostanza, di quel complesso di norme poste a tutela della salute umana la cui base costituzionale va rintracciata nell’articolo 32 Cost. Tale norma, infatti, mira a tutelare il diritto alla salute non solo come diritto dei soggetti indigenti ma anche quale diritto al benessere e alla qualità della vita[1].
Tale concezione si declina, peraltro, anche in altro modo: sicurezza tossicologica (riferita alla composizione dell’alimento), sicurezza informativa (con riguardo alle informazioni che devono essere fornite al consumatore circa le caratteristiche dell’alimento e sulle sue modalità o quantità di consumo), sicurezza nutrizionale.
Food security
A differenza della food safety, la food security inerisce ad aspetti più etici: trattasi, infatti, della possibilità universale di accesso a una quantità di cibo sufficiente per condurre una dignitosa.
La food security nella Carta di Milano
È proprio alla dignità che si fa riferimento, ad esempio, nella Carta di Milano, una dichiarazione internazionale – derivante dai principi di Expo 2015 – che, nel suo incipit, così recita:
«noi donne e uomini, cittadini di questo pianeta […] riteniamo che il diritto al cibo debba essere considerato un diritto umano fondamentale. Consideriamo infatti una violazione della dignità umana il mancato accesso al cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia».
È quindi la «disponibilità in ogni momento di adeguate derrate alimentari di base per sostenere una pronta espansione del consumo alimentare e per eliminare fluttuazioni nella produzione e nei prezzi». Con security, allora, si indica quella garanzia offerta a chiunque di poter accedere al cibo, indipendentemente dal luogo in cui si trova, e senza discriminazioni dovute a fattori geografici, sociali, religiosi, economici.
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[1] R. FERRARA, Il diritto alla salute: i principi costituzionali, in ID. (a cura di), Salute e sanità, vol. 5 del Trattato di biodiritto, diretto da S. Rodotà e P. Zatti
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