Pare che la riforma delle IG sia giunta al momento, da alcuni tanto atteso. Sul tema, in effetti, si discute da tempo sia nel nostro Paese che, ovviamente, nel contesto europeo.
IG: i numeri nel nostro Paese
Su questa newsletter ho già provato ad analizzare lo stretto legame che intercorre tra produzioni alimentari e territori. Chiaramente, questa constatazione non poteva prescindere da una valutazione sulle IG. L’intero articolo è disponibile a questo link ma, per comodità, ecco un breve estratto.
L’importanza delle certificazioni è emersa recentemente nel Rapporto Ismea-Qualivita 2021. I dati, infatti, hanno evidenziato:
- la crescita dell’area “Sud e Isole”, che mostra un incremento complessivo del valore rispetto all’anno precedente (+7,5%), con Puglia a +24% e Sardegna a +12%;
- che la zona del Nord-Est detiene il 53% del valore complessivo nazionale del settore DOP IGP;
- che tre province registrano un impatto territoriale che supera il miliardo di euro: Treviso (1,6 mld €), Parma (1,3 mld €) e Verona (1,2 mld €).
- la crescita delle IG cibo in Trentino-Alto Adige (+16,7%) e Sardegna (+27,3%) e delle IG vino in Puglia (+27,6%).
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Le IG, insomma, segnano la profondità del legame tra agroalimentare e territorio e generano un impatto quantificabile.
Le quattro proposte di riforma
Ora, solo qualche giorno fa a Bruxelles, durante il Consiglio Agricoltura e Pesca del Consiglio dell’Unione Europea, è stato presentato un dossier contenente quattro proposte di riforma concordate da 15 Stati membri UE. Scopo delle proposte è rafforzare e ridefinire il ruolo che le IG hanno nel sistema europeo. I paesi proponenti sono Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca (in qualità di osservatore), Grecia, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia, Portogallo, Romania e Spagna.
1. La valutazione sulle nuove registrazioni o modifiche dei disciplinari
Primo elemento degno di nota è quello relativo al soggetto responsabile della valutazione su nuove registrazioni o modifiche dei disciplinari. A tal riguardo, il dossier ripropone il ruolo centrale e cruciale della Commissione Europea, responsabile della conduzione dell’esame tecnico e della valutazione giuridica della richiesta. Peraltro viene ulteriormente esplicitata la rilevanza della DG Agri, composta da esperti di politiche agroalimentari e contenente, al suo interno, le necessarie competenze relative sia alla valutazione tecnica e agronomica che a quella prettamente giuridica.
2. Il valore della sostenibilità
Secondo punto focale del dossier è quello relativo alla sostenibilità del prodotto alimentare. In effetti, non in pochi si sono chiesti, nell’era della strategia Farm to Fork, se il concetto di qualità del prodotto alimentare non dovesse evolvere ulteriormente. Mi spiego meglio: nel corso del tempo si è passati da una percezione di qualità strettamente legata ai profili nutrizionali ad una valutazione condotta sulla base della provenienza geografica e della tradizione per arrivare, oggi, a enfatizzare anche il ruolo della sostenibilità delle produzioni. Le IG, stando a quanto riportato dal dossier, dunque, non possono esimersi dall’orientare le produzioni certificate verso i concetti di sostenibilità sociale, economica e ambientale.
“Considerato che la grande forza del sistema europeo in materia di qualità dei prodotti agroalimentari, dei vini e dei distillati risiede nel collegamento con la Politica Agricola Comune e nella coerenza e coesione derivate da un unico esame da parte della Commissione Europea dei dossier delle IG. Considerato che è necessario mantenere l’attuale procedura, con una prima valutazione da parte dello Stato membro, seguita dalla valutazione da parte della Commissione Europea, attraverso un esame tecnico agronomico e una valutazione dal punto di vista giuridico come diritto di proprietà intellettuale, e che queste caratteristiche garantiscono l’attuazione di una procedura armonizzata in tutta l’Unione europea.
Concordiamo che, all’interno del nuovo quadro normativo, la valutazione finale delle IG da parte della Commissione Europea deve continuare ad essere eseguita presso la DG AGRI, da esperti di politiche agroalimentari, e deve avere una componente agronomico-tecnica e una componente giuridica, mantenendo lo statu quo e senza esternalizzare ad altre Agenzie o Uffici”.https://www.linkedin.com/embeds/publishingEmbed.html?articleId=8770523143463269153
3. Il ruolo dell’aggregazione
Non può mancare il riferimento alle associazioni di produttori di IG. In particolare, si evidenzia nel dossier la capacità delle stesse di posizionare con maggior decisione le IG sul mercato online e offline. Il nuovo quadro normativo, dunque, dovrebbe prevedere strategie finalizzate a promuovere la creazione di associazioni di produttori e supportare marketing, formazione, R&D, sorveglianza.
4. La riforma dei controlli
Ultimo punto, ma non per importanza, è quello relativo alla riforma del regolamento (UE) 2017/625. Si tratta, stando a quanto riportato dal dossier, di una disciplina non più adatta alle specificità del sistema di controllo delle IG e che necessità di norme di dettaglio adatte alle specificità di tutela delle IG.
Il Parere della Commissione Europea
La Commissione Europea, però, non sembra concordi su tutta la linea, anzi. Tra i punti maggiormente controversi vi è proprio quello legato al processo di valutazione delle nuove registrazioni o di modifica delle IG. Pare, infatti, che l’Esecutivo UE voglia affidare l’assistenza tecnica all’EUIPO e non lasciarlo agli organi attualmente competenti.
Altro punto di interesse è relativo alla definizione di “evocazione”. La Commissione, infatti, vuole fornire una definizione univoca e definitiva, limitando, quindi, l’arbitrarietà delle valutazioni della Corte di Giustizia UE.
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